




Il mio blog dedicato alla genitorialità consapevole e all’ Homeschooling è nato nel 2009, da allora ho trattato molti temi legati all'educazione, ma uno in particolare ha da sempre toccato nel profondo i miei lettori, suscitando accese discussioni sui social media: le sculacciate . Vorrei affrontare l’argomento in questo post, al fine di rispondere a tutti quegli individui che hanno sostenuto l’utilità e l’efficacia delle punizioni corporali.
Sinceramente credo che questo non sia vero, specialmente quando noto che coloro che affermano con così tanta certezza di “essere normali nonostante le violenze fisiche", manifestano delle problematiche personali o di relazione. Il punto fondamentale da considerare è che chi cresce in un ambiente familiare traumatizzante, diventa poi un adulto che considera il subire traumi una normalità , o meglio, che li reputa una parte integrante del “diventare grandi”. In altre parole, si da per scontato che per crescere “bene” vi sia il bisogno di essere traumatizzati con violenze di tipo verbale e fisico.
Bisogna sapere che questi traumi non ci lasciano in pace , ma si rivelano in seguito, in età adulta, sotto varie forme, come per esempio: difficoltà legate all'alimentazione , disfunzioni relazionali, disagi ad esprimere le proprie emozioni, ansia , la lista potrebbe essere infinita. Inoltre, non essere consapevoli delle cause delle proprie problematiche non ci rende “sani”, così come evitare di indagare sulle conseguenze dei traumi infantili non ci rende immuni ad esse. Purtroppo, però, oggi è considerato nella norma soffrire di una qualsiasi delle difficoltà citate sopra, basta guardare le statistiche di quanti fanno uso di psicofarmaci, quanti hanno problemi di peso, quanti non riescono a vivere una relazione d’amore in maniera sana ed equilibrata. Se siete parte di questa categoria, significa che non siete cresciuti bene, che non siete poi così normali. Magari i vostri problemi non vi impediscono di avere successo nella società odierna, ma questo non è un sintomo di benessere, credetemi. Chissà come vi sentireste oggi, se non aveste dovuto subire violenze da bambini. Ve lo siete mai chiesto?
Chi si concentra esclusivamente sul “come fermar e" la scenata , il capriccio, la sofferenza, non si sta mettendo in sintonia con il proprio bambino. Lo scopo del genitore in questo caso è quello di interrompere, il più velocemente possibile, l’azione. Evidentemente, il comportamento emotivo manifestato dal bambino viene considerato sbagliato, sconveniente, vergognoso, dal genitore e chi gli sta attorno. Questo accade perché le emozioni forti, quelle che molti definirebbero negative, non sono generalmente accettate. Esse suscitano in noi sconforto o anche rabbia, perché siamo stati educati a non mostrare il nostro lato sofferente, a non accettarlo. Ci hanno insegnato che non tutte le emozioni possono essere condivise, che ve ne sono di buone e di cattive e che quelle cattive vanno nascoste.
Peccato non sapere che i capricci sono una parte importante della crescita di un bambino, così come l’indomabilità in età adolescenziale! Il nostro ruolo di genitori non è quindi quello di reprimere e bloccare queste emozioni, ma di essere presenti e ricettivi, pronti a sostenere i nostri figli anche attraverso i momenti difficili . Inoltre, non dovremmo nemmeno riflettere le loro emozioni come in uno specchio, lasciandoci così trasportare in scenate simili alle loro, con urla e comportamenti convulsi, ma essere capaci di rimanere in ascolto.
L’ascolto attivo e l’accoglienza sarebbero sufficienti per sanare la situazione, ma il genitore si trova spesso a ripetere la stessa sequenza: dire di no alle richieste, allontanare il figlio mettendolo in castigo, punirlo con la detenzione di cose a lui care e infine – come ultima spiaggia - bloccarlo con la violenza fisica. Queste sono tutte azioni che non tengono conto delle emozioni che hanno inizialmente portato al comportamento incriminato. Il genitore in questo modo si sta concentrando a placare l’azione esterna, mentre si dovrebbe focalizzare esclusivamente sulle emozioni che hanno causato il comportamento iniziale. Facciamoci perciò delle domande, piuttosto che reagire con il pilota automatico, quando la scenata arriva.
Ecco, credo che nemmeno questo sia vero. Quel sentimento non si chiama rispetto, piuttosto si chiama paura. Se qualcuno oggi mi picchiasse, io non lo rispetterei, voi? Nessuno rispetta chi è violento, soprattutto non i bambini che hanno un forte senso di giustizia. Può essere che per timore di ripercussioni negative essi diventino obbedienti, o meglio compiacenti, ma non è certamente per rispetto che lo fanno. Al contrario, i nostri figli ci rispettano quando siamo in grado di entrare in sintonia con loro, quando li sosteniamo a un livello profondo, nonostante le loro giornatacce. Essi ci rispettano quando ci dimostriamo razionalmente ed emotivamente maturi a sufficienza per accogliere e contenere le loro emozioni forti, rimanendo calmi e presenti.
Credo che sotto gli occhi di tutti, oggi, ci siano le conseguenze di generazioni e generazioni di
violenza domestica
. Sono moltissime le persone che picchiano i propri figli, probabilmente molti di più di ciò che crediamo, dato che queste sono azioni che attualmente si compiono in privato.
Ricordiamoci che disciplinare significa educare, direzionare, guidare, non picchiare
. I bambini imparano dal nostro esempio: se li sculacciamo quando fanno qualcosa che noi adulti non accettiamo, stiamo insegnando loro a essere violenti ogni qualvolta si trovino in disaccordo con un'altra persona.
E’ questo il tipo di società in cui vogliamo vivere?
Credo che sarebbe meglio dimostrare ai nostri figli che gli adulti possono avere la capacità di ascoltare e verbalizzare le proprie necessità ed emozioni, senza dover ricorrere alla violenza. In qualsiasi caso, ciò che desiderate facciano i vostri figli in momenti di forte stress, dovreste farlo per prima voi a mo’ di esempio.
Alcuni genitori si giustificano dicendo che quando sculacciano i bambini lo fanno sul sedere, o li strattonano un poco sul braccio, dove non fa male. Questo atto, perciò, non dovrebbe ricadere nella categoria delle azioni violente, secondo alcuni non è da considerarsi “picchiare”, visto che i bambini non sentono dolore.
Trovo che il termine “sculacciare” sia stato coniato per minimizzare l’impatto dell’azione, per rendere un gesto, inaccettabile in qualsiasi altro contesto, accettabile, specialmente quando si parla di educazione. Se affermo di aver dato “una pacca sul sedere” a mia figlia, non suona male come se dicessi che l’ho picchiata, ma in effetti l’azione è la stessa e così anche le conseguenze del gesto. In verità, se deste una sculacciata a qualsiasi altra persona che vi sta attorno, coniuge, collega al lavoro, postino o vicino di casa, egli vi potrebbe denunciare per violenza con conseguenze penali reali. E’ invece probabile che molte persone non direbbero nulla se lo faceste in pubblico con i vostri figli, visto che questo tipo di punizione è ancora socialmente accettabile in Italia.
Per di più, mi domando, che cosa lo stiate facendo a fare, se non volete fare loro del male? Il fatto di giustificarsi dicendo “ho picchiato, ma piano", non ha alcun senso. O meglio: ha senso se ammettete di avere sensi di colpa e che dovete quindi giustificarvi in qualche modo. Inoltre, se non fa male fisicamente, sicuramente farà male psicologicamente , il che probabilmente è peggio.
Sono certa che ci sarà una parte di voi che, arrivata a questo punto dell’articolo, starà pensando proprio questo. Qui vi sbagliate di grosso. La società è fatta di tutti noi e, insieme, condividiamo le conseguenze delle nostre azioni. Non voglio che i miei figli diventino adulti in un mondo che accetta la violenza fisica come forma di educazione. Voglio di meglio per il loro futuro. Sono stati fatti tanti passi avanti per i diritti delle donne, dei lavoratori, degli animali… è ora di agire anche per il bene dei bambini. Picchiare i bambini è un crimine le cui conseguenze sono sotto gli occhi di tutti: pensate solo ai casi di bullismo di cui siamo testimoni quotidianamente. Dolore e rabbia provocano altro dolore e rabbia.
Concludo dicendo che nessuno è perfetto e che è sempre il momento giusto per cambiare il proprio modo di essere genitori, iniziando ad essere in sintonia con i propri figli. E’ un allenamento che vale la pena intraprendere, si può cambiare un poco ogni giorno. Ciò che dobbiamo ricordarci è che i nostri figli non agiscono mai contro di noi, nemmeno quando fanno le scenate più atroci. In quei momenti, essi stessi stanno evidentemente passando un momento difficile e ciò che possiamo fare noi adulti e stare loro accanto, in ascolto. La chiave è essere consapevoli del fatto che le proprie re-azioni sono conseguenze del retaggio della propria infanzia. Molti di noi sono stati condizionati a giudicare sbagliato l'esprimere emozioni forti, considerandole negative e quindi da reprimere, da tenere dentro. Tramite la consapevolezza possiamo invece creare un ambiente pacifico dove crescere i nostri figli, modellando una società dove tutte le emozioni sono accettate e lasciate libere di manifestarsi.
Se volete un sostegno per compiere questo passo, oggi, potete contattarmi qui.
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